I pesticidi infestano i nostri cibi, ma alcuni studenti hanno inventato un facile test per rilevarli
Se avete una visione idilliaca del mondo agricolo e lo considerate uno dei pochi settori in cui sono ancora vivi i valori e le tradizioni antiche, vi sbagliate. La sete di profitto e la necessità di soddisfare un'altissima richiesta di cibo hanno portato a mettere in secondo piano il rispetto del terreno, delle persone che vi lavorano, e la qualità del prodotto finale.
Basti pensare alla rinomata Monsanto, un'azienda biotecnologica agraria, la cui legalità dei prodotti messi in commercio è molto incerta. Tra questi c'è il Roundup, un erbicida molto potente che però ha sgradevoli effetti collaterali sui cibi, e di conseguenza sulla salute di chi li consuma. Al suo interno è presente il glifosato, capace di eliminare tutte le erbe infestanti all'interno di qualsiasi coltura...
Come è possibile che, appena viene applicato, solo le erbe infestanti vengano eliminate mentre le piante non vengano danneggiate minimamente?
La risposta è molto semplice, ma non scontata: soltanto le colture nate da semi geneticamente modificati sopravvivono al Roundup, e non a caso questi semi ingegneristici vengono commercializzati dalla stessa Monsanto. Il codice genetico viene modificato per rendere resistenti le piante al glifosato.
Questo componente chimico, una volta cosparso sui campi, si infiltra nel terreno, nei frutti delle piante, nell'acqua e si disperde nell'aria, influenzando negativamente l'atmosfera e la nostra salute. Viene ritenuto responsabile di oltre 10 malattie mortali.
Alla luce di questa allarmante situazione, un gruppo di studenti universitari della facoltà di agraria di Buenos Aires ha progettato un dispositivo in grado di rilevare la presenza di glifosato.
Glifotest rivela la presenza di glifosato nell'acqua, nel cibo e nel suolo, in modo rapido ed economico, senza dover ricorrere alle analisi di laboratorio. Il suo aspetto è simile a quello di un test di gravidanza, e in effetti il concetto con cui è stato concepito è lo stesso: pratico e da usare a casa ogni qual volta sorga un dubbio, in questo caso sulla presenza del glifosato.
La superficie della parte reattiva è ricoperta da un substrato di batteri disidratati: se messi a contatto con una soluzione di glifosato, una reazione chimica tinge la punta del Glifotest di un colore blu acceso. Se invece non vi è la presenza del contaminante, i batteri rimangono di un colore bianco-giallastro.
Il progetto ha vinto il "Premio per la Collaborazione ed il Lavoro di Squadra", a cui hanno partecipato molte università dell'America Latina.
Il dispositivo tuttavia è ancora oggetto di studio, ma i risultati ottenuti e l'interesse che il mondo scientifico ha mostrato nei suoi confronti sono molto positivi.
La realizzazione di un dispositivo del genere è un importante passo avanti nella lotta contro le multinazionali che sempre di più raggirano il consumatore, mantenendolo all'oscuro di molte informazioni poco confortanti.
Il lavoro di questo gruppo di studenti è esemplare: hanno messo tutta la loro passione e le loro conoscenze in questa causa, per garantire alle generazioni future un mondo migliore.