Le vere sembianze dei marmi classici: ecco come apparivano realmente in passato le statue antiche
Per noi, gente del ventunesimo secolo, parlare di arte greca classica significa chiamare alla mente immagini di templi e bianche statue marmoree. Ma forse in pochi sanno che un tempo i luoghi e le sculture dedicate alle divinità erano tutt'altro che monocromatiche, bensì erano decorate con colori abbastanza vivaci da renderle vivide e quantomai verosimili, visto che la religione prevedeva un insieme di divinità antropomorfe. Da questo "particolare" dimenticato nasce il progetto di un archeologo tedesco che ha pensato di realizzare copie delle statue colorandole e ricreandone così le fattezze di quando vennero realizzate nel V secolo a.C.
Immagini: stiftung-archaeologie.de
via smithsonianmag.com
L'archeologo tedesco Vinzenz Brinkmann ha passato anni a fare ricerche sulla policromia antica e dai suoi studi è nata una mostra itinerante, "Gods in color", che dal 2003 mostra le reali sembianze delle sculture greche.
Sebbene in alcuni casi sia tuttora possibile vedere a occhio nudo piccole tracce di colore sulle statue antiche, già nel 1400 l'usanza di non decorare le opere scultoree realizzate in marmo aveva preso il sopravvento.
Con l'avvento della scultura rinascimentale, poi, la concezione dell'impareggiabile purezza del marmo ha fatto sì che anche in epoche successive si tendesse a ignorare la presenza di queste tracce di colore e, quindi, a non preservarle.
Ma ora non più: armato di lampade ad alta intensità, luce ultravioletta, macchina fotografica, materiali per la realizzazione di calchi in gesso e barattoli di costosi minerali in polvere, Brinkmann ha passato gli ultimi trent'anni della sua vita a studiare le sembianze originali dei marmi del Partenone.
Le copie si contraddistinguono per la scupolosità con le quali vengono realizzate, sia per quanto riguarda i colori che per le loro dimensioni.
L'obiettivo è far conoscere e, soprattutto, far accettare una realtà artistica tarscurata ormai troppo a lungo, anche se rimane ancora molto da scoprire su questa curiosa materia archeologica.
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