Maniaci della condivisione: già nel '500 esisteva qualcosa di MOLTO simile a Facebook
La condivisione è una delle migliori armi per coinvolgere l'essere umano in una qualsiasi attività. L'azione del condividere è un modo per esprimere agli altri la nostra personalità, permette di accrescere i contatti con le persone con interessi simili, e consente di definire a noi stessi il nostro essere. Il tema è strettamente legato ai social network che fanno leva su tale aspetto psicologico per fidelizzare gli iscritti.
Ma la faccenda è tutt'altro che moderna. Già nel '500 la brama di far conoscere ai propri amici le proprie esperienze era considerata di primaria importanza: non è tutto, all'epoca già esisteva qualcosa di molto simile a Facebook...
Si chiama "Alba Amicorum", tradotto come "Libro degli Amici": un quaderno in cui annotare esperienze, testi musicali e disegni per poi condividerli con i conoscenti.
Flickr/Koninklijke Bibliotheek
Veniva usato dai giovani del nord Europa per stabilire relazioni personali e professionali. Si usava portare il libro durante i viaggi per poi raccontare al ritorno i propri commenti e iniziare una conversazioni a tema.
Presto il libro divenne uno status symbol e si cercava di riempire le sue pagine il più possibile.
Gli incontri venivano documentati con delle dediche scritte sulle pagine del libro, spesso accompagnati da ritratti dei nuovi conoscenti.
Dimostrare di conoscere una persona aveva lo stesso significato della notifica che oggi compare quando 'si stringe amicizia' con un utente del social media.
I ricercatori hanno stabilito che il libro cominciò ad essere popolare a partire dal 1560.
I giovani venivano spesso mandati all'estero per studiare ed incontrare figure prestigiose. L'incontro veniva raccontato sul libro.
Conoscete LinkedIn? È un social media che mette in contatto le persone, in modo da ricercare facilmente una precisa figura professionale. Come la piattaforma moderna, anche il vecchio libro serviva ad arricchire le conoscenze in ambito lavorativo e mostrarle pubblicamente.
Talvolta le pagine del libro si tramutavano in diario 'segreto': venivano annotati gossip, segreti, e caricature umoristiche per deridere in compagnia persone non troppo simpatiche.
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Non esistevano foto o video da condividere, ma disegni e versetti.
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Come su Facebook anche il libro degli amici aveva una pagina dedicata agli eventi, su cui gli invitati confermavano la partecipazione con un messaggio.
In questa pagina venivano anche presentati eventuali accompagnatori o dame... Le nuove relazioni venivano così allo scoperto. Proprio come accade oggi!
Veniva anche dedicata una pagina ai commenti dopo l'evento: gli invitati lasciavano le loro impressioni positive o critiche nel libro.
I social media hanno poco a che fare con la tecnologia, quanto più con la psicologia e la sociologia!
Per questo non è difficile pensare che una forma di condivisione esistesse già 400 anni fa!