Quando allo zoo si osservavano le persone: una triste realtà che non bisogna dimenticare
Nell'epoca del Colonialismo gli incontri fra gli europei esploratori e le popolazioni aborigene dei luoghi in cui i primi arrivavano suscitavano non poca curiosità. Come sappiamo ben presto la sorpresa di trovarsi di fronte qualcuno con caratteristiche fisiche mai viste prima si trasformò nella convinzione che l'uomo bianco si era evolutivo prima e meglio di qualsiasi altra popolazione. Da ciò nacque l'abitudine di organizzare esposizioni etnologiche, così venivano chiamate, nelle quali si ricreavano gli ambienti e le situazioni originali delle etnie portate dal nuovo mondo. Degli albori del razzismo rimane traccia ancora oggi, nelle foto che vi mostriamo, ma anche in alcuni luoghi che ancora testimoniano un'usanza che oggi riterremmo assurda.
via cbc.ca
A passeggio nei giradini tropicali di Parigi durante l'esposizione etnologica del 1907.
In quell'occasione vennero costruiti ben sei padiglioni che riprendevano l'architettura di alcuni dei Paesi colonizzati dalla Francia. Ciascuno di essi era adeguatamente popolato da persone portate appositamente da quei luoghi.
Questo era l'ingresso al padiglione dedicato all'Indocina.
La struttura è ancora in piedi nei Jardin tropical di Parigi. Il governo francese non intende rimuovere i resti di quell'esposizione perché sarebbe come celare una triste parte di storia che, invece, deve essere ricordata.
Expo di Bruxelles (1958): i visitatori danno da mangiare a una bambina africana.
All'esposizione universale di Saint Louis (USA) venne messo in mostra un ragazzo congolese di nome Ota Benga; in seguito venne trasferito allo zoo del Bronx dove gli fecero credere che avrebbe badato agli elefanti.
In realtà si era deciso di metterlo in mostra all'interno di una gabbia per scimmie. Quando finalmente riuscì a tornare in Africa si rese conto di non riuscire più a chiamare casa quel luogo e decise di tornare negli Stati uniti. Lì, ormai in preda alla depressione, si suicidò nel 1916.