La marijuana attenua gli effetti dell'Alzheimer? Questi studi sembrano suggerire di sì
Alcuni ne fanno un uso ricreativo ma in realtà sono molti gli effetti terapeutici della cannabis medica. È un antidolorifico, stimola l'appetito, è un antispastico e adesso sembrerebbe essere efficace anche nella lotta contro l'Alzheimer. Sono i dati che riporta un recente studio: la marijuana potrebbe dimostrarsi un potente antiaging; migliora la memoria, l'apprendimento e le facoltà cognitive degli anziani.
L'esperimento condotto ha portato a notevoli risultati.
Lo studio, che ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista Nature Medicine, ha raccolto i dati esclusivamente dagli esperimenti svolti in laboratorio sui topi, ma gli esiti sono talmente importanti che lasciano presagire a breve una sperimentazione sugli esseri umani. La ricerca si è svolta somministrando delle piccole dosi di THC (principio attivo contenuto nella marijuana) solo ad alcune famiglie di roditori strettamente monitorate; considerando il fatto che il topo è un animale dal metabolismo rapido e che inizia a mostrare i primi segni neurodegenerativi già intorno ai primi dodici mesi di vita è stato possibile ottenere in breve tempo dei risultati. Una volta somministrata la molecola le famiglie di topi sono rimaste sotto attenta osservazione e sono stati condotti dei test riguardanti la loro memoria, ricavando dati eccezionali.
Prossimamente si partirà con la sperimentazione sugli esseri umani.
National Institutes of Health | Wikimedia
I topi di dodici e diciotto mesi di età a cui era stato fornito il THC mostravano delle funzioni cerebrali pari ai topi di soli due mesi di età! Le famiglie a cui non era stata somministrata la molecola ma un semplice placebo hanno invece mostrato segni di declino cognitivo al dodicesimo mese di vita. I ricercatori dell'Università di Bonn e della Herbew University di Gerusalemme, gruppi che hanno portato l'esperimento avanti in modo parallelo, sono giunti alle medesime conclusioni e si sono detti impressionati da come il THC abbia praticamente "portato indietro l'orologio molecolare del cervello" come ci ricorda Andreas Zimmer, il coordinatore dello studio a Bonn.
Gli scienziati si sono detti fiduciosi per la fase di sperimentazione umana, qualora questa molecola avesse gli effetti desiderati rappresenterebbe un grande passo avanti nella battaglia alle malattie neurodegenerative; ma le incognite sono ancora molte, unica certezza è che le dosi da assumere sono inferiori a quelle necessarie per indurre effetti stupefacenti.