La marijuana attenua gli effetti dell'Alzheimer? Questi studi sembrano suggerire di sì

di Simone Troja

09 Luglio 2017

La marijuana attenua gli effetti dell'Alzheimer? Questi studi sembrano suggerire di sì

Alcuni ne fanno un uso ricreativo ma in realtà sono molti gli effetti terapeutici della cannabis medica. È un antidolorifico, stimola l'appetito, è un antispastico e adesso sembrerebbe essere efficace anche nella lotta contro l'Alzheimer. Sono i dati che riporta un recente studio: la marijuana potrebbe dimostrarsi un potente antiaging; migliora la memoria, l'apprendimento e le facoltà cognitive degli anziani.

L'esperimento condotto ha portato a notevoli risultati.

L'esperimento condotto ha portato a notevoli risultati.

pixabay.com

Lo studio, che ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista Nature Medicine, ha raccolto i dati esclusivamente dagli esperimenti svolti in laboratorio sui topi, ma gli esiti sono talmente importanti che lasciano presagire a breve una sperimentazione sugli esseri umani. La ricerca si è svolta somministrando delle piccole dosi di THC (principio attivo contenuto nella marijuana) solo ad alcune famiglie di roditori strettamente monitorate; considerando il fatto che il topo è un animale dal metabolismo rapido e che inizia a mostrare i primi segni neurodegenerativi già intorno ai primi dodici mesi di vita è stato possibile ottenere in breve tempo dei risultati. Una volta somministrata la molecola le famiglie di topi sono rimaste sotto attenta osservazione e sono stati condotti dei test riguardanti la loro memoria, ricavando dati eccezionali.

Prossimamente si partirà con la sperimentazione sugli esseri umani.

Prossimamente si partirà con la sperimentazione sugli esseri umani.

National Institutes of Health | Wikimedia

I topi di dodici e diciotto mesi di età a cui era stato fornito il THC mostravano delle funzioni cerebrali pari ai topi di soli due mesi di età! Le famiglie a cui non era stata somministrata la molecola ma un semplice placebo hanno invece mostrato segni di declino cognitivo al dodicesimo mese di vita. I ricercatori dell'Università di Bonn e della Herbew University di Gerusalemme, gruppi che hanno portato l'esperimento avanti in modo parallelo, sono giunti alle medesime conclusioni e si sono detti impressionati da come il THC abbia praticamente "portato indietro l'orologio molecolare del cervello" come ci ricorda Andreas Zimmer, il coordinatore dello studio a Bonn.

Gli scienziati si sono detti fiduciosi per la fase di sperimentazione umana, qualora questa molecola avesse gli effetti desiderati rappresenterebbe un grande passo avanti nella battaglia alle malattie neurodegenerative; ma le incognite sono ancora molte, unica certezza è che le dosi da assumere sono inferiori a quelle necessarie per indurre effetti stupefacenti.