Fanno perdere tempo e annientano l'energia creativa: Steve Jobs lo aveva capito già nel 1981
È possibile prevedere il futuro? Qualcuno pensa di sì, altri ritengono di no, ma al di là delle credenze personali, se davvero fosse possibile farlo, questo sarebbe di certo un "dono" di pochissimi eletti. Che sia un potere extrasensoriale o frutto di una mente geniale, c'è di certo che Steve Jobs predisse un preciso aspetto del futuro inerente il lavoro. Scopriamo di cosa si tratta.
Steve Jobs e gli esordi del lavoro futuro iniziato negli anni Ottanta
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Tutti conoscono di Steve Jobs: l'indimenticato genio della tecnologia ha rivoluzionato il mondo della comunicazione e fondato una delle aziende più famose e prospere del mondo, la Apple. Se i tempi più recenti conoscono alla perfezione prodotti come iPhone, iPad, Apple Watch e computer Mac, agli esordi dell'impresa destinata a diventare quella che è ancora oggi, esistevano soltanto i primi prototipi rivoluzionari dei personal computer, come l'Apple-1 e 2. Alcuni documenti dell'epoca, scritti e firmati da Steve Jobs, sono stati venduti all'asta a una cifra esorbitante. Se questi risalgono al 1976, è di qualche anno dopo una "predizione" del geniale imprenditore.
Come è noto, gli ultimi decenni hanno visto una profonda trasformazione nel modo di lavorare di qualunque azienda, che con questi potenti strumenti informatici ha acquisito nuove modalità e sistemi di organizzazione. Un mutamento che è avvenuto nel tempo, anche se in modo piuttosto repentino, e che ha concesso a datori e dipendenti di accelerare molte mansioni, di semplificare una moltitudine di pratiche, di archiviare i documenti in modo digitale e ottenere informazioni in tempi decisamente minori. Tuttavia, negli anni Ottanta non era affatto così: gli uffici non prevedevano la presenza dei PC, ma di macchine da scrivere, oltre a pile di manuali e schedari. Era propio quello il periodo in cui Steve Jobs e Stephen Wozniak si misero all'opera per cambiare le cose e fare in modo che i computeri diventassero alla portata di tutti.
La predizione di Steve Jobs negli anni Ottanta sul futuro del lavoro: ecco quale fu
Bernard Gotfryd - Edited from tif by Cart/Wikimedia commons
Un articolo pubblicato da Inc., pubblicato nell'edizione del 1981 e riproposto ai lettori in tempi moderni, dimostra che la mente visionaria di Jobs immaginò il futuro del lavoro esattamente come è oggi. A distanza di oltre quarant'anni, le sue previsioni e le sue speranze si sono realizzate: nel pezzo riportato dalla rivista, riproposto con il titolo "Steve Jobs, l'uomo che cambiò il business per sempre", il suo immaginario era proiettato verso un mondo lavorativo con un computer su ogni scrivania, un metodo progressista e una tecnologia che offrisse maggiori possibilità ai dipendenti.
Inc sostiene che nel 1980, Mike Scott, quello che all'epoca era il presidente della Apple, redasse una comunicazione d'ufficio con scritto: "Con effetto immediato! Non ci saranno più macchine da scrivere, acquistate, noleggiate, ecc. Apple è un'azienda innovativa. Dobbiamo credere e guidare in tutti i settori. Se l’elaborazione testi è così efficace, allora usiamola tutti! Obiettivo: entro l′1-1-81, niente macchine da scrivere in Apple... Crediamo che sia obsoleta. Dimostriamolo dall'interno prima di provare a convincere i nostri clienti.”
Dunque, oltre a essere il primo a lanciare l'idea, Jobs la mise anche in pratica: le persone che lavoravano per lui lo descrivevano come un capo in grado di incentivarli e motivarli, ma altrettanto pretenzioso. Una figura controversa, che si adoperava in prima persona per dimostrare l'efficacia delle sue idee, aspettandosi la medesima cosa dai suoi collaboratori.
Steve Jobs, il suo parere sulla possibile automazione del lavoro
Smettere di usare le macchine da scrivere era per Jobs un modo per aggiungere qualità alla professione svolta nella sua azienda, che all'epoca contava 2.200 dipendenti, contro i 130.000 di oggi. Un altro aspetto ancora remoto, ma già serpeggiante in vista della rivoluzione tecnologica, era quello dell'automazione del lavoro, che avrebbe potuto sostituire molte delle mansioni umane: tuttavia, secondo Steve Jobs, questo non si sarebbe verificato. Al contrario: i PC avrebbero aperto nuove opportunità e possibilità di impiego, inaugurando di fatto nuove professioni, oltre che migliorare la qualità del lavoro svolto. “Non solo i nostri collaboratori di zona hanno la libertà di svolgere compiti più gratificanti e arricchenti, ma hanno anche la possibilità di essere coinvolti nella risoluzione di problemi che alla fine possono influenzare il successo dell’intera azienda” rivelò alla rivista.
Tuttavia, la preoccupazione inerente l'automazione potrebbe trovare reale riscontro nel prossimo futuro, per via dello sviluppo sempre più importante dell'intelligenza artificiale. Allo stesso modo, sia quest'ultima che la tecnologia potrebbero aprire nuove strade e possibilità ancora inesplorate, garantendo maggiori posti di lavoro di quanti ne verranno effettivamente eliminati. D'altronde, con l'evoluzione, quanti mestieri sono già scomparsi o sono stati soppiantati dall'avvento di nuove scoperte e sistemi di produzione. Si tratta di un processo inevitabile, che richiede una buona dose di adattamento, nonostante "l'obsoleto" sia il fondamento portante che ha permesso la creazione di nuove metodologie.
Le altre predizioni di Steve Jobs: tutte si sono avverate
Job fece riferimento anche alla figura del segretariato, che secondo lui sarebbe cambiata grazie alla presenza dei personal computer. Anche in questo caso, non si tirò indietro nel mettere in campo nella sua stessa azienda questa idea: chiamò questa nuova figura professionale "associato di area", una nuova qualifica che comprendeva mansioni lavorative più estese, grazie proprio all'uso e all'ausilio dei PC. “Negli ultimi 15 anni, ci sono stati solo pochi strumenti che hanno effettivamente aumentato l’efficienza dell’impiegato" affermò Jobs: "Le macchine da scrivere, la calcolatrice, la fotocopiatrice e i sistemi telefonici più nuovi e avanzati". Il riferimento era a oggetti che noi non riteniamo di certo innovativi, ma che per l'epoca lo erano eccome.
Steve Jobs e Mike Scott, in definitiva, avevano ragione: i computer hanno a tutti gli effetti soppiantato le macchine da scrivere. Ma c'è un'altra "previsione" che ha suscitato grande interesse e risale al 1985, quando Jobs, durante un'intervista a Playboy, affermò che i PC sarebbero diventati uno strumento di intrattenimento domestico, oltre che un dispositivo usato per mero lavoro. Non solo: aggiunse che, un giorno, le persone avrebbero comprato un computer con l'obiettivo principale di collegarsi a una "rete di comunicazione nazionale". Senza ancora saperlo, si stava riferendo a Internet, reso accessibile in tutto il mondo nel 1991. E anche questa volta, ha avuto ragione: quel giorno è arrivato e non è ancora passato.