Queste farfalle attraversano l’Oceano Atlantico volando per 4200 Km: è un viaggio mai visto prima

Gianmarco Bonomo image
di Gianmarco Bonomo

29 Giugno 2024

Ultimo aggiornamento: 02 Luglio 2024

Unsplash

Sono tantissime le specie animali che migrano, viaggiando per centinaia o migliaia di chilometri ogni anno alla ricerca di un clima più mite. Quelle più conosciute sono senza dubbio gli uccelli, ma lo stesso vale anche per la Vanessa Cardui, una farfalla che vive fra il Nord Africa e l’Europa settentrionale. Nel 2013, però, un biologo ha individuato alcuni esemplari di Vanessa Cardui nella Guyana Francese, sulla costa dell’Oceano Atlantico… ma dalla parte sbagliata. Com’è stato possibile, e come hanno fatto queste farfalle a ritrovarsi in Sud America?

Uno studio per capire la migrazione delle farfalle dall’Africa al Sud America

Sin dal primo avvistamento di Vanessa Cardui, Gerard Talavera e il suo team di ricerca hanno cercato di capire da dove provengono le farfalle del vecchio mondo ma ritrovate nel nuovo. Per trovare una risposta, hanno impiegato strumenti multidisciplinari all’avanguardia e condotto diverse analisi, fra cui:

  • una ricostruzione delle traiettorie del vento nel periodo antecedente all’arrivo di Vanessa Cardui nella Guyana Francese;
  • un’analisi del genoma delle farfalle, molto più simile alle specie che vivono in Europa e Africa;
  • un’analisi del genoma dei pollini trasportati da queste farfalle, anche in questo caso appartenenti a piante originarie dell’Europa e dell’Africa;
  • una ricerca sugli isotopi che possono indicare il luogo di nascita degli esemplari di Vanessa Cardui, identificato in alcune aree europee.

Insomma, da tutti i dati raccolti è emerso come queste farfalle siano originarie del vecchio mondo. Ma allora come hanno fatto ad arrivare in Sud America? Secondo i ricercatori, che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Nature Communications, migrando dall’Africa sulle correnti del vento, ma non solo.

In Sud America con i venti del Sahara: l’epopea delle farfalle europee

La rotta delle farfalle Vanessa Cardui dall'Africa al Sud America, sospinte dai venti sahariani

Talavera et al./Nature Communications - 2024

Le farfalle Vanessa Cardui hanno quindi attraversato l’Oceano Atlantico, partendo dall’Africa e, dopo un volo di 4200 chilometri, approdando sulle coste della Guyana Francese. Se questo appare ovvio, meno ovvia è la modalità con cui degli insetti siano riusciti a percorrere migliaia di chilometri in poco tempo. Come dicevamo nell’introduzione, infatti, queste farfalle sono solite migrare, ma lo fanno soltanto per “poche” centinaia di chilometri: di certo non sono in grado di superare un intero oceano. Eppure, così hanno fatto.

Secondo i ricercatori, è possibile sorvolare l’Oceano Atlantico in un viaggio della durata di 5-8 giorni senza scali grazie alle scorte di grasso e al vento incredibilmente favorevole. A permettere la traversata, insomma, sono stati i venti del Sahara che portano nutrienti e sabbia dall’Africa all’Amazzonia. In più, hanno portato anche diversi esemplari di Vanessa Cardui in un nuovo mondo, mai visto prima. Queste le parole di Roger Vila, uno degli autori dello studio:

Solitamente vediamo le farfalle come simboli di fragilità e bellezza, ma la scienza ci mostra che possono compiere imprese incredibili. C’è ancora molto da scoprire sulle loro capacità.

Prospettive dello studio: le farfalle sono le uniche a migrare così?

La scoperta che alcune farfalle siano riuscite ad attraversare l’Oceano Atlantico fa sorgere spontanea una domanda: e se non fossero le uniche? Gli stessi ricercatori riconoscono come si tenda a sottovalutare la capacità di dispersione degli insetti e di colonizzazione dei nuovi ecosistemi. Tradotto: la scienza potrebbe aver sottostimato la frequenza di queste migrazioni molto particolari, che potrebbe aumentare a causa dei cambiamenti climatici. Proprio il l'aumento globale delle temperature, infatti, potrebbe portare a nuove dispersioni di insetti e conseguenti modifiche agli ecosistemi.

Com’è facile supporre, siamo ancora all’inizio di un intero filone di ricerca. Da una parte, oggi è possibile trovare specie africane ed europee dall’altra parte di un oceano; dall’altra parte, è necessario studiare il potenziale impatto di queste migrazioni sui diversi ecosistemi. E, magari, ricordarsi di tenere in considerazione il vento: potrebbe portarle più lontano del previsto.