Enorme buco nero scoperto nella Via Lattea: si trova dietro alcune stelle che non dovrebbero essere lì

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di Gianmarco Bonomo

20 Luglio 2024

La rappresentazione di un buco nero, come quello che dovrebbe trovarsi nell'ammasso Omega Centauri

NASA Hubble Space Telescope

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I buchi neri sfuggono alle normali classificazioni: sappiamo che esistono, magari anche dove non ce li aspettiamo, ma oltre a questo poco altro. Osservando lo spazio di solito possiamo individuare con relativa semplicità due tipi di buchi neri: quelli a massa stellare formati dal collasso delle stelle e quelli supermassicci, come il buco nero al centro della Via Lattea. Eppure, ci sono anche dei buchi neri di massa intermedia, molto rari ma incredibilmente utili per comprendere la formazione e l’evoluzione di questi corpi celesti. Alcuni ricercatori potrebbero averne appena scoperto uno, nascosto dietro alcune stelle che non dovrebbero essere lì.

L’importanza dei buchi neri di massa intermedia

Come dicevamo nell’introduzione, nello spazio troviamo di solito soltanto buchi neri di massa stellare e buchi neri supermassicci. Se i primi hanno una massa di poche decine di volte quella di una stella, i secondi hanno una massa di miliardi di volte quella del Sole, proprio come Sagittarius A*. In mezzo, però, ci sono i cosiddetti Intermediate-Mass Black Holes o IMBH, buchi neri con una massa compresa fra circa 100 e 100 mila masse solari. Essenziali per comprendere il passaggio dai buchi neri più piccoli a quelli più grandi, sono così rari che trovarne uno non è per nulla semplice. Anche quando lo si ha, letteralmente, sotto gli occhi.

Per questa ragione, la scoperta effettuata dagli astronomi del Max Planck Institute for Astronomy in Germania ha una portata storica. Dopo aver analizzato 20 anni di dati forniti dal telescopio spaziale Hubble, i ricercatori hanno notato qualcosa di strano nella regione Omega Centauri, un ammasso che si trova a 17 mila anni luce da noi, in cui alcune stelle si muovevano velocemente. Forse troppo.

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Trovato un buco nero di massa intermedia a Omega Centauri

La ricerca del buco nero di massa intermedia in Omega Centauri, grazie al telescopio Hubble

NASA Goddard/Youtube

Per capire come trovare un buco nero di massa intermedia, dobbiamo prima comprendere cos’è un ammasso globulare. Si tratta infatti di una formazione sferica al cui interno coesistono milioni di stelle ma sulle cui origini ci sono soltanto congetture. Omega Centauri, per esempio, è largo 150 anni luce e potrebbe rappresentare ciò che rimane di una galassia nana, ormai interna alla Via Lattea. Di conseguenza, come le stelle della nostra galassia ruotano intorno a Sagittarius A*, anche le stelle di Omega Centauri potrebbero ruotare intorno a un buco nero. Ma quale?

In uno studio pubblicato su Nature, i ricercatori del Max Planck Institute for Astronomy hanno individuato le prove di questa dinamica. In particolare, grazie alle immagini raccolte da Hubble, hanno scoperto che sette stelle dell’ammasso si muovevano con una velocità maggiore rispetto a quella dell’ammasso stellare. Qual è la ragione di questa differenza? L’unica risposta compatibile con le osservazioni è un buco nero, ma di massa intermedia.

Stelle che non dovrebbero esserci, e buchi neri che non si possono vedere

Dalle osservazioni condotte, il nuovo IMBH sembra avere una massa pari ad almeno 8200 volte quella del Sole, e può aiutare a comprendere la formazione e l’evoluzione dei buchi neri nella nostra galassia. Queste le parole del principale autore dello studio, Maximilian Häberle:

Abbiamo scoperto sette stelle che non dovrebbero esserci. Si muovono così velocemente che uscirebbero dall’ammasso e non tornerebbero mai più. La spiegazione più probabile è che un oggetto molto massiccio stia attraendo gravitazionalmente queste stelle e le tenga vicino al centro. L’unico oggetto che può essere così massiccio è un buco nero, con una massa di almeno 8200 volte quella del nostro Sole.

Insomma, all’interno di Omega Centauri c’è un buco nero di massa intermedia in grado di piegare lo spaziotempo tanto da aumentare la velocità relativa delle stelle. La scoperta del team di astronomi conferma ulteriormente la varietà dei buchi neri presenti nella nostra galassia, ma non rappresenta che l’inizio. Chissà, magari potremmo anche scoprire che c’è un buco nero vicino a noi, ai margini del Sistema Solare o poco più in là.

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