Quanto è probabile trovare forme di vita intelligente nell’universo? Un nuovo studio cerca di rispondere

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di Gianmarco Bonomo

28 Agosto 2024

Le antenne del progetto ALMA, che può captare onde elettromagnetiche millimetriche e submillimetriche

ESO/José Francisco Salgado/Wikimedia Commons - CC BY 4.0

Fra le domande esistenziali che talvolta ci poniamo, una delle più frequenti riguarda la possibilità che ci sia vita intelligente nell’universo. Non quindi altre forme di vita, di qualsiasi complessità esse siano, ma alieni che possano vantare un livello di intelligenza pari al nostro… o superiore. Negli anni la ricerca di intelligenza extraterrestre, o SETI, si è guadagnata diversi critici e sostenitori ma non ha mai ricevuto alcuna conferma. Per questa ragione, di recente due ricercatori hanno deciso di avanzare una nuova interpretazione: quanto è probabile trovare forme di vita intelligente nell'universo?

La ricerca di vita extraterrestre fra Drake e Jaynes

La ricerca contemporanea di forme di vita extraterrestre è legata intrinsecamente all’Equazione di Drake, formulata nel 1961 dall’astronomo Frank Drake. Più che un’equazione vera e propria, si tratta però di una misura delle sfide che le nostre indagini devono affrontare nel tentativo di trovare civiltà aliene. Da un lato, infatti, la formula include parametri come il tasso di formazione stellare, i sistemi con pianeti abitabili, le probabilità di sviluppo della vita intelligente, e così via. Dall’altro lato, invece, l’incertezza dei parametri rende vano ogni calcolo: come dicevamo, l’equazione serve soltanto in quanto orizzonte filosofico della ricerca.

Nel loro studio, i due ricercatori decidono di rifarsi anche ai risultati di un’altra figura accademica, il fisico Edwin Jaynes. Studiando la distribuzione di una sostanza chimica  sconosciuta in acqua, Jaynes dimostra come sia impossibile formulare probabilità in assenza di dati. Di conseguenza, un evento può verificarsi o quasi sempre o quasi mai, senza vie di mezzo. Che sia questo il segreto per la ricerca di intelligenza extraterrestre?

Origine e scomparsa delle civiltà… aliene

Unsplash

Secondo David Kipping e Geraint Lewis, autori del nuovo studio, è possibile quindi applicare l’esperimento di Jaynes alla ricerca di vita extraterrestre intelligente. In pratica, è impossibile che quest’ultima sia più o meno comune: o è molto comune oppure è estremamente rara. Nel primo caso, noi saremmo uno dei tanti esempi presenti nell’universo; nel secondo caso, saremmo uno dei pochi: non è semplice capire quale delle due ipotesi sia la più preoccupante.

Inoltre, i due ricercatori hanno proposto un nuovo formalismo che permetta di rendere più utile l’Equazione di Drake e di semplificarne la struttura. L’unico parametro veramente utile sarebbe il tasso di natalità e mortalità delle civiltà, che permette di rappresentare matematicamente la loro origine e la loro scomparsa. Eppure, anche in questo modo tertium non datur: il nostro universo deve essere pieno di vita intelligente, o quasi vuoto.

Come cercare forme di vita extraterrestre

Quale che sia l’approccio prescelto, si ritorna sempre al Paradosso di Fermi, una impasse che gli astronomi conoscono molto bene. Secondo alcuni gli alieni potrebbero già sapere che esistiamo ma non possono dircelo o, in alternativa, potrebbero anche essere intrappolati nei loro mondi. Di fronte alla possibilità che persino la sua soluzione non sia efficace, Kipping rimane ottimista:

Penso che la mia via d’uscita preferita sia che la nostra galassia sia semplicemente tranquilla. La maggior parte è invece affollata e piena, ma noi siamo i primi nella Via Lattea. Sembra improbabile, ma forse nascere in una galassia affollata è impossibile poiché lo spazio abitabile è già stato divorato.

Insomma, anche la ricerca di Kipping e Lewis conferma come sia davvero difficile non tanto trovare forme di vita intelligente nell’universo, quanto definire i parametri per una ricerca che porti a risultati concreti. Magari gli alieni esistono già, ma non possiamo sapere né se, né dove, né in che misura: un esito affascinante, e non necessariamente deludente.